L'apprendimento

A partire dagli anni ’50, la ricerca ha ampiamente studiato i meccanismi psicologici coinvolti nell’apprendimento e, in particolare, ha identificato metodi e pratiche che lo rendono efficace. È stato mostrato che l’apprendimento efficace richiede diverse abilità che possono essere raccolte in tre aree principali:

  • l’auto-regolazione nello studio (Bjork, Dunlosky, & Kornell, 2013; Zimmerman, 2008),
  • la regolazione emotiva (Linnenbrink, & Pekrun, 2011; Pekrun, 2006; Schutz, & Pekrun, 2007)
  • la motivazione (Eccles, & Wigfield, 2002; Pintrich, 2000; Winne, & Nesbit, 2010).

È stato anche mostrato che queste tre dimensioni sono collegate tra loro e che è indispensabile tenere conto di tutte allo stesso tempo (Efklides, 2011; Mega, Ronconi, & De Beni, 2014; Pekrun, Elliot, & Maier, 2009). Il MEL è un modo efficace di imparare che integra queste tre dimensioni con la regolazione dell’attenzione e la auto-consapevolezza di Sé e del proprio modo di studiare ed apprendere. Queste due ultime competenze sono infatti fondamentali per sviluppare e progredire negli aspetti di auto-regolazione, emozionali e motivazionali dell’apprendimento.

Il Self-regulated learning (SRL)

Il Self-Regulated Learning (SRL) si verifica quando gli studenti hanno un ruolo attivo e sono consapevoli dei modi in cui regolano il loro studio (Bjork, Dunlosky, & Kornell, 2013; Pintrich, 2000; Winni, 2010; Zimmerman, 2008). SRL è un costrutto multidimensionale che si basa sulle seguenti competenze:

  • la capacità di pianificare lo studio
  • la capacità di gestire efficientemente le singole sessioni di studio
  • la capacità di utilizzare tecniche di studio
  • la capacità metacognitiva

Le tecniche di studio efficaci nel SRL

Le tecniche di studio ritenute dai ricercatori più efficaci per lo studio universitario sono le seguenti (Brown, Roediger III, & McDaniel, 2014; Carey, 2015; Oakley, 2014):

  • variare le attività di studio. Si tratta della tecnica dell’“interleaving practice” basata sull’importanza, mentre si studia in una singola sessione, del passaggio da una materia all’altra e tra attività diverse quali, ad esempio, lettura, esercitazione, ripetizione (Rohrer, Dedrick, & Stershic, 2015; Taylor, & Rohrer, 2010).
  • richiamare dalla memoria in maniera attiva, cioè creando una struttura cognitiva, il materiale studiato. È una tecnica molto importante nota come “active recall” (Zaromb, Karpicke, & Roediger 2010) o “retrieval practice” (Kang, Lindsey, Mozer, & Pashler, 2014; Karpicke, 2012; Karpicke, & Blunt, 2011; Karpicke, Butler, & Roediger III, 2009; Smith, & Karpicke, 2014). Un gruppo di psicologi cognitivisti ha promosso questa tecnica nel sito retrievalpractice.org dandone la seguente definizione “Retrieval practice is a strategy in which calling information to mind subsequently enhances and boosts learning. Deliberately recalling information forces us to pull our knowledge “out” and examine what we know”.
  • incubare gli argomenti studiati e in seguito ripetere quanto si è appreso in sessioni successive distanziate nel tempo. Si tratta della tecnica dello “spaced retrieval practice” basata su una efficace pianificazione dello studio e della gestione del tempo dedicato alla ripetizione distanziata di quanto si è appreso (Karpicke, & Bauernschmidt, 2011);
  • elaborare i contenuti dello studio mirando ad avere una visione d’insieme e a suddividere i contenuti in maniera efficace (uso di mappe logiche e riassunti).
  • essere coinvolti e fare pratica utilizzando quello che si studia in qualche attività.
  • studiare in gruppo e condividere.
  • monitorare e valutare il proprio apprendimento e il proprio studio. Il cosiddetto Self-testing consistente nel monitoraggio del proprio apprendimento (Roediger, & Karpicke, 2006; Soderstrom, & Bjork, 2014) e l’uso delle domande.

Dunlosky, Rawson, Marsh, Nathan e Willingham (2013) hanno proposto un lavoro di review in cui vengono analizzate tutte le diverse tecniche di studio proposte in letteratura e valutato la loro efficacia. Il risultato del loro lavoro è sintetizzato nella seguente tabella riportata qui nel seguito dove sono elencate tutte le tecniche considerate nel loro lavoro e con la relativa utilità stimata.

Technique Description  Utility
Elaborative interrogation Generating an explanation for why an explicitly stated fact or concept is true Moderate
Self-explanation Explaining how new information is related to known information, or explaining steps taken during problem solving Moderate
Summarization Writing summaries (of various lengths) of to-be-learned texts Low
Highlighting/underlining Marking potentially important portions of to-be-learned materials while reading Low
The keyword mnemonic Using keywords and mental imagery to associate verbal materials Low
Imagery use for text learning Attempting to form mental images of text materials while reading or listening Low
Rereading Restudying text material again after an initial reading Low
Practice testing Self-testing or taking practice tests over to-be-learned material High
Distributed practice Implementing a schedule of practice that spreads out study activities over time High
Interleaved practice Implementing a schedule of practice that mixes different kinds of problems, or a schedule of study that mixes different kinds of material, within a single study session Moderate
Tecniche di studio secondo Dunlosky, Rawson, Marsh, Nathan, e Willingham (2013)

 

La metacognizione nel SRL

L’apprendimento auto-regolato richiede metacognizione (Azevedo, 2009; Cornoldi, 2009; Efklides, 2011), cioè la capacità di osservare il funzionamento della propria mente (Flavell, 1979). Il concetto di metacognizione è stato ampiamente studiato in letteratura, evidenziando aspetti come il monitoraggio del proprio pensiero e della propria attenzione, la valutazione delle proprie procedure cognitive, l’identificazione di possibili errori e la pianificazione delle correzioni (Veenman, Van Hout-Wolters, & Afflerbach, 2006). La metacognizione è necessariamente legata al concetto di consapevolezza, e per questo motivo ci sono diversi studi che correlano la metacognizione e gli effetti della mindfulness sulla cognizione (Hussain, 2015; Jankowski & Holas, 2014).

La regolazione delle emozioni nell’apprendimento

Le emozioni giocano un ruolo importante nell’apprendimento e nei risultati accademici (Linnenbrink, 2006; Linnenbrink, & Pekrun, 2011; Mega, Moè, Pazzaglia, Rizzato, & De Beni, 2007; Pekrun, 2014; Schutz, & Lanehart, 2002). Molto interesse è stato rivolto, infatti, alle emozioni nella letteratura sulla psicologia dell’apprendimento, si veda il libro Emotion in Education (Schutz, & Pekrun, 2007). La Pekrun’s Control Value Theory (2006)) ha introdotto le academic achievement emotions definite come emozioni direttamente correlate alle attività di studio orientate al raggiungimento degli obiettivi accademici. Queste possono essere classificate in: activity emotions (per esempio, gioia nella fase di studio, noia mentre si segue la lezione, rabbia quando non si capisce qualcosa) e outcome emotions (emozioni derivate dai risultati ottenuti). Si evidenzia, in particolare, come le activity emotions positive garantiscono un apprendimento efficace e come in generale sono legate alle strategie di studio utilizzate, alle risorse cognitive e alle motivazioni. Tra tutte le emozioni, un’attenzione speciale è dedicata all’ansia che può diventare una risorsa o, se non gestita, un ostacolo al successo accademico (Ashcraft, 2001; Pekrun et al., 2002; Pekrun, 2006). Questa funzione dicotomica dipende dall’intensità dell’ansia provata e dalla interpretazione in termini causali che diamo quando la esperiamo.

La motivazione nell’apprendimento

La motivazione degli studenti è un fattore cruciale per il raggiungimento degli obiettivi accademici (Conley, 2012; Eccles & Wigfield, 2002; Pintrich, 2003; Seifert, 2004; Winne, & Nesbit, 2010). La motivazione è un costrutto multidimensionale che può essere descritto utilizzando diversi contributi importanti (Efklides, 2011), come le Self-Theories di Carol Dweck (1999), il concetto di Self-efficacy introdotto da Albert Bandura (1997) e l’Achievement Goals Theory (Dweck, 1986; Dweck, & Leggett, 1988) poi esteso a l’Achievement and Avoidance Goals Theory (Elliot, Murayama, & Pekrun, 2011; Law, Elliot, & Murayama, 2012; Murayama, Elliot, & Yamagata, 2011). Le teorie social-cognitive della motivazione della Dweck riguardano la percezione del Sé e sostengono che gli studenti con una visione incrementale della propria intelligenza, rispetto a quelli con una visione fissa, hanno maggiore probabilità di avere successo accademico (Dweck, 1999). La ricerca ha evidenziato che gli studenti che hanno una elevata Self-efficacy hanno un potenziale maggiore necessario al successo accademico (Bong, & Skaalvik, 2003; Pajares, 1996; Zimmermann, 2000). La Achievement Goals Theory ha dimostrato che gli studenti con obiettivi di padronanza piuttosto che obiettivi di performance hanno maggiori possibilità di apprendere efficacemente e di avere buoni risultati accademici (Dweck, & Leggett, 1988). La misura delle componenti motivazionali può essere fatta valutando la percezione di Sé, l’auto-efficacia e gli obiettivi di padronanza o prestazione. Una percezione incrementale del Sé, un’elevata auto-efficacia e avere obiettivi di padronanza sono alla base di una motivazione intrinseca (Ryan, & Deci, 2000) necessario ad un apprendimento auto-regolato e quindi efficace (Elliot, Murayama e Pekrun, 2011; Eccles & Wigfield, 2002).

Un’altra importante risorsa può contribuire al successo accademico: la resilienza, che è una capacità di coping che nei contesti accademici consente agli studenti di affrontare i fallimenti e mantenere viva la loro motivazione e il desiderio di successo. È stato dimostrato che la resilienza è un’abilità trasversale legata all’auto-regolazione nello studio, alla regolazione delle emozioni e alla motivazione e svolge un ruolo importante nel raggiungimento dei risultati accademici (Keye, & Pidgeon, 2013).